Classico e pesante come siamo abituati a conoscerlo, ma lavorato con tecnologie all’avanguardia che permettono di ottenere qualsiasi forma. E leggero e sottile come mai ci si aspetterebbe: fino essere portato a uno spessore di pochissimi millimetri e utilizzato ad esempio per filtrare la luce o realizzare gioielli e occhiali. Il marmo è antichissimo ma in continua evoluzione.
«Un materiale unico che oggi, dialogando con il design e usando le tecnologie più moderne, può dare vita a soluzioni un tempo impensabili », spiega l’architetto Simone Soardo, che ne parlerà a Verona fra pochi giorni. «Basti pensare alle tecnologie per la protezione del materiale, grazie alle quali ora può essere utilizzato in cucina senza temere macchie di caffè o vino. O al suo utilizzo nelle zone umide. O, ancora, a quando viene accostato ad altri materiali come la plastica». Quindi, nonostante le storie millenarie di cui è protagonista, il marmo è un materiale dalle potenzialità in parte inesplorate perché le sue possibilità sono ancora poco conosciute. Lo ha rivelato una ricerca commissionata da Marmomac, fiera internazionale dedicata al marmo e alla pietra naturale in programma a Verona dal 27 al 30 settembre. Anche da qui, dalla consapevolezza che molto ancora si può fare con il materiale lapideo, è nata la decisione della manifestazione di puntare ancora di più su cultura e formazione con un ricco palinsesto di iniziative rivolte a studenti, architetti e designer. A partire da quelle di The Plus Theatre: un’area pensata proprio per ispirare l’utilizzo di questo materiale con workshop su design, architettura e sperimentazione. Ne è un esempio la mostra “Italia da scoprire. La ricerca universitaria e il paesaggio dello spazio pubblico urbano”, curata da Giuseppe Fallacara e Domenico Potenza nell’ambito della rassegna Marmomac meets Academies. Un’esposizione che ha l’obiettivo di raccontare la varietà e la ricchezza del paesaggio litico italiano – comprendendo sia i luoghi di estrazione della pietra che i paesaggi urbani in cui è utilizzata – e presentare le principali sperimentazioni delle università.
«Il focus di quest’anno è l’arredo urbano in pietra», spiega l’architetto Giuseppe Fallacara, docente del Politecnico di Bari. «Presentiamo quindici prototipi in scala reale, fruibili, realizzati da studenti di università italiane e straniere. Ci sono panche portabiciclette o con ammortizzatori, totem urbani a rilievo per i non vedenti, pareti diaframmate per schermare edifici, sedute con pietra e metallo e sistemi di pavimentazione a incastro. Ma non si tratta solo di oggetti originali: ognuno racconta un tema specifico di ricerca, dall’ottimizzazione della pietra e il riutilizzo degli scarti alla stampa 3D e l’intelligenza artificiale ». E ognuno contribuisce ad ampliare la conoscenza del materiale. «A far capire che il marmo ha tanti usi e che altri se ne possono inventare», continua Fallacara.
La formazione naturalmente non riguarda solo gli studenti. Un’attenzione particolare è rivolta ai professionisti; l’indagine commissionata da Marmomac registra che la conoscenza sugli impieghi di questo materiale sia ancora abbastanza superficiale non solo per i consumatori ma anche per molti progettisti. Un’importante opportunità sono le sessioni formative del programma “Stone&Design” organizzate da ICE-Italian Trade Agency con Confindustria Marmomacchine e Marmomac. Le tematiche spaziano dal design alla tecnologia e alla lavorazione della pietra. «Con le case histories si fa il punto su cosa è stato fatto finora e cosa si potrebbe fare con questo materiale», spiega l’architetto Soardo, uno dei relatori. «L’immaginario collega il marmo ad ambienti classici, dalla chiesa al monumento: ecco, noi vogliamo svecchiarlo e portarlo nella contemporaneità ». Senza dimenticare il focus sulla sostenibilità, visto che, continua a spiegare l’architetto Soardo, «il marmo è un materiale naturale di cui non si butta via niente, con gli scarti produttivi che ad esempio possono essere utilizzati per prodotti in agglomerato, nelle scogliere artificiali a difesa dalle mareggiate o ancora, se granulare, per sottofondi in edilizia. Tutti aspetti che sottolineano la necessità di una formazione continua». Ma anche di un confronto che possa essere stimolo per l’intero settore. «Coinvolgendo designer e progettisti, cerchiamo anche di attrarre pensatori», conclude Soardo: «di innescare un circolo virtuoso di idee».
di Ilenia Carlesimo